Sapevi che le api hanno una proboscide?

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Le api sono in possesso di una piccola proboscide, lo sapevi? L’apparato boccale delle api, dei bombi e di tutti gli insetti che si nutrono di nettare, infatti, non è masticatore ma succhiante, per consentire all’animale di aspirare il nutrimento dai fiori. Scopriamo insieme alcune curiosità in merito all’argomento.

L’apparato boccale delle api

La proboscide delle api è lunga e flessibile. Sul labbro inferiore (chiamato labium) trova posto una lingua lunga tra i 5 e i 7 millimetri, cava e retrattile. La proboscide è molto importante per le api poiché permette loro di arrivare in profondità all’interno dei fiori per procurarsi il nettare.

Per quanto riguarda le mandibole, le api ne hanno due e si trovano ai lati della cavità boccale. Queste ultime hanno la funzione di afferrare sostanze solide come una pinza, ma non di lacerare superfici. Se ad esempio un’ape volesse lacerare la buccia di un qualsiasi frutto, non ci riuscirebbe. L’apparato boccale delle api è detto lambente succhiante.

Anche le mascelle sono 2 e hanno la funzione di formare con le altre appendici il canale per la suzione di liquidi. Il labbro inferiore è formato da varie parti che concorrono anche alla formazione dei canali di suzione. La lingua è la parte più lunga dell’apparato boccale ed è percorsa da un solco dove scorre la saliva. Essa termina con un’apertura a cucchiaio detta labello.

Funzioni dell’Apparato boccale delle api

L’apparato boccale delle api è davvero sorprendente. Esso viene adattato a tanti utilizzi.

L’utilizzo delle mandibole è adibito al rifornimento di resina la quale viene prelevata dalle cortecce di piante e alberi proprio grazie a queste ultime. Le api le utilizzano anche per spostare le carcasse di api morte, i rifiuti o anche per spostare le larve e plasmare la cera. Quando le mandibole non vengono utilizzate sono ripiegate sotto il corpo e diventano quasi invisibili.

Per quanto riguarda la proboscide, le api la utilizzano in modo diverso a seconda della composizione del cibo da prelevare. Nel caso del nettare, esso viene direttamente aspirato. Quando invece il cibo è solido, l’ape secerne prima saliva, scioglie le sostanze e solo successivamente le aspira. Le api sono animali molto collaborativi, esse infatti condividono insieme il cibo che riescono a procurare e questo processo viene chiamato trofallassi. Durante la trofallassi l’ape allunga la proboscide, la avvicina all’ape e consegna la sostanza.

In merito alla lingua delle api, essa ha un’importante funzione relativa all’igiene personale: gli insetti la usano infatti per tenere pulito il proprio corpo, quello dell’ape regina e persino l’interno dell’alveare.

Differenza tra api operaie, fuchi e ape regina

A livello anatomico la proboscide delle api di sesso femminile è più sviluppata di quella dei fuchi. I maschi infatti possiedono un apparato boccale davvero ridotto, inoltre essi non hanno le ghiandole mandibolari. Anche la regina non ha un apparato boccale molto sviluppato dato che la sua principale funzione non riguarda il rifornimento di cibo ma la riproduzione. Infatti l’ape regina compensa questa debolezza relativa alla sua proboscide con un apparato riproduttore molto sviluppato rispetto a quello di tutte le altre api dell’alveare che invece non possono essere fecondate.

I fuchi sono molto dipendenti dalle api operaie. Queste ultime infatti si occupano di nutrirli e procurare cibo con costanza anche per loro. I fuchi non sarebbero in grado di sopravvivere da soli poiché il la loro proboscide, essendo più corta, non permette loro di procurarsi cibo e di prelevarlo direttamente dai fiori in autonomia.

Capita alcune volte che le api operaie smettano di nutrire i fuchi. Questo accade ad esempio quando i maschi d’ape non riescono ad accoppiarsi con la regina durante il volo nuziale. In questo caso quando essi fanno rientro in alveare, non vengono più accolti, le altre api smettono di condividere con loro il cibo e i fuchi vanno in contro alla morte.

Come le api producono il miele

La produzione di miele è un elemento essenziale per la sopravvivenza dell’alveare. Le api lavorano duramente per immagazzinare abbastanza scorte di cibo. Il miele non è altro che il risultato della trasformazione di nettare e polline lavorati in modo tale da conservarsi nel tempo.

Nettare e polline, una volta introdotti nell’alveare, vengono trasformati in miele a opera di enzimi che le stesse api producono. Il nettare è molto ricco di acqua e per essere conservato sotto forma di miele viene riscaldato in modo tale che l’acqua presente al suo interno evapori completamente. Questo avviene attraverso un attento processo di ventilazione che le api mettono in atto attraverso il movimento delle loro ali.

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